Abbiamo spesso discusso di come fare per controllare il processo di realizzazione di un’opera impermeabilizzativa. Abbiamo detto che è fondamentale che vi sia la giusta scelta del materiale, la giusta scelta del posatore e la giusta scelta del progettista. Certo, senza questi tre ingredienti è impossibile avere un sistema a tenuta veramente funzionante nel tempo.
E’ ora di cominciare ad entrare più nel dettaglio nel funzionamento di questi processi decisionali che portano una copertura ad non subire infiltrazioni d’acqua.
Le scelte del progettista non servono solo a creare un capitolato, ma devono anche essere durature nel tempo e portare dei benefici ben oltre le garanzie richieste dalla legge. Se un’impermeabilizzazione deve essere garantita 10 anni, non vuol dire che non ne possa durare 100. A questo servono i mesi passati dai professionisti a ricercare, studiare e testare i materiali che verranno posati nelle coperture.
Troppo spesso questa scelta viene delegata all’ufficio tecnico del produttore di impermeabilizzanti, o peggio all’agente commerciale. Nulla da dire su queste figure ma il loro scopo non è quello di realizzare il miglior strato impermeabilizzante possibile ma quello di posare il miglior prodotto fatto nella tal fabbrica, per il primo, o vendere il più redditizio per il secondo. Se siamo fortunati le scelte, filosoficamente diverse, coincidono, altrimenti ci troviamo ad aver buttato via del denaro inutilmente.
Per questo è importantissimo che la scelta delle tecnologie da applicare venga riportato in progettazione e messa in mano all’architetto o all’ingegnere o al geometra di turno.
Purtroppo abbiamo visto che la vastità del panorama dei prodotti in commercio potrebbe solo far perdere l’orientamento al progettista che, trovandosi decisamente confuso, ricadrebbe nell’errore iniziale di delegare al produttore di fiducia le sue scelte; ma se ne prenderebbe le responsabilità.
Per questo si rende necessario introdurre delle figure altamente specialistiche che abbiano la funzione principale di eseguire le scelte in nome e per conto del progettista, coadiuvandolo nelle scelte e guidandolo nei percorsi intricati dei corridoi del mondo delle impermeabilizzazioni.
Questi consulenti (effettivamente non esiste una figura tipica che faccia questo mestiere) devono essere altamente specializzati e conoscere tutte le tecnologie a disposizione, non solo per aiutare nella progettazione, ma anche per poter seguire le fasi di posa.
Il codice degli appalti, attualmente in vigore, ci dice che nei lavori pubblici (e noi lo mutuiamo anche per quelli privati) è necessario che le operazioni di realizzazione dell’opera edile siano seguiti da una figura detta Direzione Lavori. Questi deve essere un professionista iscritto all’albo di appartenenza.
Ora, per semplificare le cose, faremo finta che sia una normativa unica nazionale e, quindi, unica via da percorrere. In questo caso ci troveremmo con dei progettisti che, per quanto bravi e preparati, non sono in grado di seguire ogni tipologia di lavorazione. Per questo vi è la possibilità di introdurre degli aiuti: i collaudatori in corso d’opera. L’articolo 215, al comma 4 ci dice che il collaudo in corso d’opera è necessario in un determinato tipo di situazione; in particolare anche quando <<b) in caso di lavoro di particolare complessità di cui all’articolo 236>>, ossia i lavori di particolare difficoltà tecnica.
Sicuramente qualcuno potrebbe obiettare che le impermeabilizzazioni lo siano, anzi, sono sicuro che la maggior parte di coloro che leggeranno questo articolo lo penseranno. Alcuni lo faranno in quanto professionisti specializzati, che fanno solo questo di mestiere; altri per arroganza, altri semplicemente per sentito dire. Rimane che le impermeabilizzazioni sono una delle parti fondamentali di un edificio. Senza questa protezione fondamentale, tutti i calcoli ingegneristici che vengono eseguiti per far lavorare correttamente una struttura, scemeranno in un cumulo di macerie dopo pochi anni dalla sua realizzazione.
Quindi, tornando a noi, la legge già prevede che ci sia una figura professionale che possa coadiuvare la D.L. Nel controllo della realizzazione delle opere impermeabili.
Occorre a questo punto definire in maniera chiara e precisa alcuni concetti che saranno poi fondamentali per l’elaborazione e per il rispetto dei protocolli di posa e di verifica dei lavori.
Una piccola premessa è a questo punto necessaria, e ci sarà utile tenerla a mente anche in futuro, per capire meglio le difficoltà che si dovranno man mano affrontare.
Dieci anni di garanzia, perché?
Il concetto, quasi sempre mal interpretato, che le opere di protezione e di impermeabilizzazione debbano durare dieci anni è fondamentalmente sbagliato, sia dal punto di vista teorico che pratico.
Se andiamo a comprare una Ferrari nuova fiammante, il produttore della vettura (che dal punto di vista tecnologico è ben più complessa di un’opera impermeabilizzativa) ci garantisce il bene venduto per due anni dalla data di acquisto. Ciò non significa che la vettura Ferrari per la quale abbiamo speso cifre molto consistenti, dopo due anni può tranquillamente cadere a pezzi o esplodere perché “tanto la garanzia è scaduta”.
No. Il significato di garanzia è ben diverso.
Garanzia significa che il bene acquistato è funzionale all’impiego previsto e che nel periodo di tempo programmato non deve manifestare danni o difetti che ne possano pregiudicare l’utilizzo.
Si assume perciò il concetto (sia per la Ferrari che per l’opera di impermeabilizzazione), che il bene acquistato debba durare molto, ma molto più a lungo del termine di garanzia, e che entro questo periodo tutti le incombenze derivanti da danni o difetti siano a carico del produttore (vedi Ferrari) o di chi ha realizzato l’opera (vedi lavoro in opera).
È legittimo aspettarsi che un lavoro di impermeabilizzazione correttamente realizzato possa, anzi debba, tranquillamente durare quarant’anni e più, e non solo dieci anni e un giorno. Anche perché le opere edili sono progettate e costruite per garantire la propria funzionalità per tempi variabili dai quaranta ai duecento anni e oltre.
Ora che abbiamo dato un piccolo cenno all’importanza dei lavori che si andranno a realizzare, si dovranno definire in maniera precisa alcuni criteri di riferimento per le future considerazioni e conclusioni.
Prestazione di un’opera
Il concetto è molto spesso poco o per nulla compreso. Le domande sono: a quali sollecitazioni (fisiche, chimiche e biologiche) deve resistere? Una copertura piana di 10.000 mq completamente esposta avrà necessariamente delle richieste di prestazione diverse rispetto a un balcone.
Sicurezza dell’opera
Che cosa devo proteggere? Se l’edificio contiene delle opere d’arte di valore inestimabile, come ad esempio un museo, i criteri di progettazione e di realizzazione dei lavori saranno diversi rispetto a quelli che si adottano per un tetto di un box auto.
Possibilità o meno di manutenzione
Alcune opere sono manutenzionabili, come ad esempio una copertura a vista, altre no, come quelle interrate o ricoperte con massetti e pavimenti. Ovviamente (ma mica tanto), andranno studiate e affrontate in maniera completamente diversa.
Durabilità
Quanto tempo deve verosimilmente passare prima che l’opera sia “esaurita”? Ovvero qual è il tempo per il quale realisticamente posso considerare che l’opera assolva al suo compito prima della sua ricostruzione? Ad esempio, secondo una vecchia ma ancora valida regola della SAE (Society of Automotive Engineers) i motori automobilistici vengono progettati per durare 150.000 miglia, ovvero circa 240.000 km. Ma questo non significa che tutti i motori durano almeno o soltanto ciò che è stato previsto in progetto.
Il collaudo in corso d’opera è un’attività ispettiva di lavori particolarmente importanti o complessi che richiede il controllo continuativo o comunque molto frequente dei lavori, da parte di un soggetto avente esperienza in quel determinato settore.
Quando avevo la mia impresa di lavori in opera, ho svolto degli interventi di notevole complessità e difficoltà in ambienti dove un semplice errore avrebbe comportato dei danni enormi, come ad esempio quando nel 2001 abbiamo realizzato l’impermeabilizzazione della piscina sospesa del Yacht Club Porto Cervo, per conto del Principe Karim Aga Khan.
In quelle occasioni il Committente affidava ad un suo incaricato il controllo a vista continuativo dell’intero intervento, dall’inizio alla fine.
Successivamente, avendo valutato quanto tale attività fosse vantaggiosa, perché con questa modalità di controllo e verifica le possibilità di errore diventavano bassissime o nulle, ho iniziato a proporlo ai clienti come servizio.
Dopo alcune sperimentazioni su lavori di piccola entità, ho strutturato meglio il tipo di servizio offerto.
Il primo lavoro importante di collaudo in corso d’opera che ho svolto personalmente è stato quello della riqualificazione strutturale della torre di controllo dell’aeroporto di Olbia sotto sorveglianza ENAV, in occasione della sua sopraelevazione dalla quota di m 30,50 a quella di m 46,50. Vi era la necessità di aumentare la resistenza di otto travi in ca esistenti tramite inserimento di nuove armature e ispessimento con malte ad alta resistenza.
Tutto si è svolto secondo programma, con ampia soddisfazione del Committente, della DL e dell’Impresa, nonché del sottoscritto, infatti il mese dopo mi affidarono lo stesso incarico per un lavoro analogo alla torre di controllo dell’aeroporto di Alghero.
Si tratta di un servizio di verifica e controllo, comprendente la compilazione di alcuni report sia cartacei che fotografici, raccolti poi in un fascicolo, dove tutti gli elementi utili dell’opera vengono fissati e memorizzati per il futuro. È un’attività che in molti casi può essere svolta anche da tecnici non esperti, sotto la supervisione di uno più qualificato.
Marco Argiolas
Arcangelo Guastafierro