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UNI 11540 – il Manuale di Manutenzione


Terza parte della norma UNI 11540. Abbiamo parlato del Manuale della Copertura, adesso entriamo ancora più nello specifico.

Il Manuale di Manutenzione è lo strumento che ci dice come fare le cose e dove farle. Chi ha creato la norma ha previsto due gradi di manutenzione: Livello 1 e Livello 2 (evviva la fantasia)

Il livello 1, o potremmo chiamarlo Entry Level, è quello generale, il minimo garantito, dove evidenzieremo il posizionamento delle zone impermeabilizzate all’interno dell’involucro edilizio (già presente nel Manuale della Copertura), andremo ad analizzare dove sono i punti sensibili (verticali, scarichi, elementi emergenti, etc.), ma soprattutto andremo ad indicare due tipologie di interventi: quelli a carico del proprietario dell’involucro, ossia che può tranquillamente farseli da solo (vedi la pulizia degli scarichi o della copertura) e quelli che devono essere effettuati da un professionista (controllo visuale dello stato della copertura, stato degli scarichi, etc.)

Vi è l’introduzione ufficiale di un professionista delle impermeabilizzazioni! Finalmente questa parola: PROFESSIONISTA. Ma cosa s’intende per professionista? E qui casca l’asino. Come al solito non vi è uno strumento che possa identificare il professionista! Dovremmo cercare tra i tanti che si propongono uno di cui ci fidiamo, oppure potremmo scegliere una persona esperta nel settore che faccia il controllo ed un operatore che esegua le chiamate dell’esperto (vedi articolo precedente).

Il secondo livello è decisamente più interessante e contiene più dati del primo, non a caso lo rendono obbligatorio per le superfici maggiori di 3000 mq. Innanzitutto vi è una raccolta di documentazione molto dettagliata riguardo ogni singolo aspetto della copertura: vi è la raccolta di tutte le schede tecniche relative ai materiali utilizzati, la rappresentazione grafica sia delle singole coperture (se varie) sia dei dettagli e degli elementi emergenti e, comunque, sensibili, con particolare riferimento allo smaltimento delle acque meteoriche; è la prima volta che si parla, in questa norma, di garanzie! E’ richiesta tutta la documentazione circa la costruzione della copertura e gli studi che sono stati fatti preliminarmente per la sua realizzazione, oltre ad eventuali polizze rilasciate e dall’applicatore e dal produttore dei materiali utilizzati. Si parla anche della documentazione che può essere stata fatta circa i sistemi di fissaggio e le schede tecniche dei materiali utilizzati. I documenti circa la previsione di sistemi per la ricerca di eventuali perdite (traccianti) e i documenti circa eventuali non conformità rilevate durante la fabbricazione o il rilievo della copertura e le anomalie riscontrabili.
Fin qui vi è un lungo elenco di documenti che bisogna sempre conoscere per capire come la copertura è stata realizzata; da questo punto vengono richiamati due particolari che sono innovativi: Descrizione delle risorse necessarie per l’intervento manutentivo e il Livello minimo delle prestazioni (della copertura).

Quando il manuale richiede la descrizione delle risorse necessarie alla manutenzione, è come se volessimo certificare che chi interverrà sia veramente in grado di eseguire il lavoro richiesto. Non è altro che un elenco di materiali ed attrezzature necessarie. Il fatto che venga predisposto in anticipo ci permette di controllare nel tempo la qualità di materiali utilizzati ed evolvere in continuo il manuale al fine di prolungare sempre più la vita utile della copertura.

Se parliamo di livello minimo delle prestazioni, invece, cominciamo ad entrare anche nelle prestazioni in utilizzo della copertura. La norma vuole che l’area interessata non sia solo costruita e manutenuta bene, ma anche utilizzabile. Questo punto, che ai più può sembrare semplice, è, invece, la richiesta di una costante valutazione dello stato della copertura, delle norme relative alla sicurezza e degli adeguamenti necessari perchè questa possa essere utilizzata. Se vogliamo possiamo vederla come la voglia di permeare il futuro, che non conosciamo, obbligandoci ad avere una visione a lungo termine. Sapendo che una copertura dovrà durare almeno 50 anni dovrò prevedere che ci saranno particolari esigenze che dovranno essere soddisfatte e mettere a disposizione della proprietà tutti gli strumenti per poterle soddisfare e, allo stesso tempo, garantirne la fruibilità originaria. La Lungimiranza è stata richiesta come qualità di progettazione e realizzazione! Questo sì che è un’innovazione per il mercato italiano.

Proprio a causa di questo spirito evolutivo è necessario che il manuale della manutenzione venga continuamente aggiornato in base anche ai cambiamenti delle tecniche e delle metodologie. La lungimiranza richiesta, mi permetto di aggiungere, non dovrebbe permettere l’utilizzo di tecnologie che non possono essere garantite e manutenute nel tempo.

In particolare le prestazioni minime riguardano i seguenti parametri (non esaustivi, ma esemplificativi):

  • Tenuta all’acqua.
  • Consumi energetici.
  • Drenaggio.
  • Condensa interstiziale.
  • Sicurezza.
  • Coesistenza con agenti biologici e chimici.
  • Coesistenza meccanica.
  • Fruibilità.
  • Ispezionabilità.
  • Manutenibilità.
  • Isolamento acustico.
  • Rumori aerei od impattivi.

Si può immediatamente notare come vengano previsti alcuni parametri che solo alcuni anni fa non sarebbero stati presi in considerazione: consumi energetici, isolamento acustico, coesistenza con agenti chimici, manutenibilità. A costo di sembrare troppo ripetitivo devo dire che la norma è stata fatta sicuramente bene con la grande consapevolezza che una copertura ha una sua utilità ed un suo funzionamento. Non dobbiamo dimenticarci che con l’evoluzione tecnologica la copertura è divenuta uno spazio attivo dove depositare le macchine che permettono il miglioramento della vita dentro le strutture. Questo spazio subisce passaggi, alterazioni, stress termici e fisici, manutenzione di macchinari e richieste tecniche da soddisfare; non può essere tutto lasciato al caso o ad un operatore che non abbia idea di cosa stia facendo! Ecco che la parola Professionista acquisisce un significato concreto! Il professionista è colui che è in grado di operare in qualsiasi condizione sul manto di copertura, conoscendone pregi e difetti e attrezzato per effettuare tutte le riparazioni o migliorie necessarie; inoltre è un professionista colui che è in grado di dimostrare il costante aggiornamento della propria professionalità

Per capire come agire nell’aspetto manutentivo la norma pone un’elenco di danni che si possono verificare.

Azione Agente Potenziale Effetto
1 Stati tensionali attivati da carichi dinamici concentrati sull’elemento di tenuta generati da fenomeni atmosferici e da dislocazione e ricaduta di elementi complementari (scossaline, esalatori, ecc.), di altri elementi collocati in copertura non correttamente fissati Grandine, vento Punzonamenti, lesioni con immediata infiltrazione
2 Stati tensionali attivati da carichi statici, dinamici concentrati sull’elemento di tenuta generati da utilizzo improprio del piano di copertura Pedonamento della copertura con calzature non idonee; utilizzo della copertura per attività non previste progettualmente; deposito di detriti e oggetti vari (imballi, attrezzature, dispositivi dismessi, cocci di bottiglia, rottami, ecc.) Affondamenti, lesioni, incisioni, punzonamenti; immediate infiltrazioni
3 Stati tensionali attivati da carichi puntuali o lineari, concentrati direttamente sull’elemento di tenuta Presenza di rivestimenti protettivi fessurati o a quadrotti fratturati, presenza di attrezzature impiantistiche appoggiate direttamente sull’elemento di tenuta Affondamenti, lesioni, incisioni con eventuali infiltrazioni
4 Stati tensionali sull’elemento di tenuta attivati da deformazioni sotto carico del suo supporto Pannelli isolanti con insufficiente resistenza alla compressione rispetto ai carichi previsti progettualmente; pannelli isolanti con insufficiente resistenza alla compressione dovuta al loro deterioramento, attivato per esempio da acqua di infiltrazione o da condensazione interstiziale Affondamenti, lesioni, incisioni con eventuali infiltrazioni
5 Stati tensionali sull’elemento di tenuta generati da variazioni termiche e/o umidità nel suo supporto Pannelli isolanti non fissati correttamente al supporto; instabilità geometrica dei pannelli isolanti; giunti di dilatazione del supporto non riportati sull’elemento di tenuta Corrugamenti, lesioni, infiltrazioni
7 Stati tensionali sull’elemento di tenuta generati da escursioni termiche da protezioni termiche fisse (per esempio massetti in conglomerato cementizio) Spinte del massetto sull’elemento di tenuta dovute a impedimenti alla dilatazione del massetto o da insufficienti giunti di dilatazione dello stesso Punzonamenti, lesioni, incisioni con eventuali infiltrazioni
8 Stati tensionali in corrispondenza di elementi fissi di perimetro o in superficie corrente generati da escursioni termiche dell’elemento di tenuta Contrazioni (termiche o da invecchiamento) impedite dall’elemento di tenuta dovute alla sua connessione meccanica con elementi complementari (risvolti di bordo, scossaline, terminali impiantistici, esalatore, bocchettoni di scarico, fissaggi meccanici dell’elemento di tenuta, ecc.) Stiramenti, lesioni in corrispondenza dei punti fissi; ondulazioni d’angolo e in superficie corrente; distacchi delle sovrapposizioni dei teli impermeabili; deformazione, estrazione di fissaggi meccanici; infiltrazioni
9 Stati tensionali in corrispondenza di elementi fissi di perimetro o in superficie corrente generati da fenomeni atmosferici Azione del vento: sollevamento e suo impedimento dovuto alla connessione meccanica con elementi complementari (Risvolti di bordo, scossaline, terminali impiantistici, esalatori, bocchettoni di scarico, fissaggi meccanici dell’elemento di tenuta, ecc.) Stiramenti, lacerazioni, lesioni in corrispondenza di punti fissi generati da connessioni con elementi complementari; ondulazioni d’angolo e in superficie corrente; dislocazione di elementi complementari e loro eventuale ricaduta; distacchi delle sovrapposizioni dei teli impermeabili; deformazione ed estrazione di fissaggi meccanici; potenziali infiltrazioni
10 Esposizione alla radiazione solare, ombreggiamenti, concentrazione della radiazione solare, ristagni di acqua Radiazione solare e surriscaldamenti dell’elemento di tenuta anche eventualmente potenziati da superfici riflettenti (vetri riflettenti, superfici metalliche di canalizzazione, insegne, ecc.); riscaldamento e raffreddamento dell’elemento di tenuta in rapporto alla dinamica del suo parziale ombreggiamento durante le ore diurne Invecchiamento accelerato dell’elemento di tenuta; armatura perdita di massa superficiale fino ad avere affioramento di armatura, coccodrillatura, reptazione e ondulazioni; sfogliamento, sfarinamento e microlesioni diffuse delle pitture riflettenti o protettive e dei trattamenti superficiali
11 Alterazione chimico-fisica, meccanica dell’elemento di tenuta Presenza di depositi biologici a diretto contatto con l’elemento di tenuta (foglie, muschio, sterco di animale, terriccio, residui vari, forme di vita animale, vegetale) con conseguenti attacchi batterici Invecchiamento accelerato; riduzione della resistenza meccanica; perforazioni in sezione corrente; penetrazioni radicali nelle giunzioni tra teli; potenziali infiltrazioni
13 Alterazione chimico-fisica, meccanica dell’elemento di tenuta Presenza di depositi di sostanze chimiche aggressive sull’elemento di tenuta; incompatibilità chimico-fisica con strati contigui Invecchiamento accelerato; effetti variabili sulla reologia del compound in funzione delle caratteristiche della sostanza aggressiva (riduzione volumetrica)
14 Alterazioni chimico-fisica meccanica di sigillature e guarnizioni di scossaline, cappellotti metallici, lucernari, serramenti e altri dispositivi Elevata temperatura, escursioni termiche, irradiazione solare, instabilità intrinseca del compound; azioni meccaniche (da parte di animali quali roditori, volatili, ecc.) Distacchi, alterazioni meccaniche, asportazioni; potenziali infiltrazioni

Come vedrete mancano due numeri nella tabella. Non è una dimenticanza mia, ma proprio mancano nella norma.

Come già detto questa è una tabella che non copre tutte le casualità che si possono riscontrare, ma è piuttosto completa. Particolare è il fatto che, anche se un esempio, al punto 13 si parla di “incompatibilità chimico-fisica con strati contigue“. Per non creare confusione possiamo dire che è l’incompatibilità con gli elementi a cui è attaccata la nostra impermeabilizzazione. In tanti c’eravamo arrivati prima della norma, gli stessi autori conoscevano il problema; adesso, però, è dentro il corpus della norma e non può più essere negato! ora i produttori di materiali, se usiamo questa normativa, dovranno corredare i loro prodotti con eventuali problematiche circa la compatibilità o meno con gli eventuali strati a tenuta!

Un consiglio spassionato: se proprio avete dei dubbi e volete delle garanzie, scrivete al produttore del materiali contiguo (massetto, colle, fugature, piastrellature, sistemi di fissaggio, alleggeriti e tutto quello che potreste trovarvi davanti) e chiedete se vi sono o no problemi di “compatibilità chimico-fisica”. Non abbiate poi paura di usare queste risposte anche a livello legale! Ma in particolare evitate di usare i prodotti di quei marchi che non vi danno risposte!


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UNI 11540 – il Manuale d’Uso


Come detto nella parte generale il manuale d’uso (della copertura) non è altro che la raccolta di tutte le notizie, il più dettagliato possibile, sulla copertura e su chi ne è responsabile.

Partiamo dal presupposto che per rispettare questa norma è necessario che vi sia una perfetta armonizzazione delle esigenze tecniche con quelle manutentive e che deve essere progettata, la manutenzione, fin dalla sua origine. Insomma il nostro progettista dovrà farsi in quattro perchè non penserà più a breve termine (uso del fabbricato per i suoi scopi principali) ma a lunghissimo termine facendo sì che il fabbriacato, o la porzione di esso, sia MANUTENIBILE.

Cosa vuol dire MANUTENIBILE? È una parola che sembra strana e sicuramente ha un suono scorretto! Ovvio, non facendo mai manutenzione non sappiamo quali siano i caratteri principali di queste operazioni.

Innanzitutto perchè una copertura sia manutenibile è necessario che sia praticabile! Eh già! Se non ci si può andare sopra come è possibile lavorarci? Pertanto se una copertura presenta dei pericoli nascosti è bene che vengano segnalati! In passato mi trovai a consigliare, al progettista di un capannone, di utilizzare le vernici protettive come dei segnali stradali, dando indicazioni sulle zone pedonabili e quelle pericolose! In fondo basta utilizzare i colori a nostra disposizione. Ad esempio colorare di bianco tutte le zone su cui non vi è pericolo e di rosso quelle con pericolo di caduta o altro! A vederle dall’alto sicuramente potrebbe saltare fuori un bell’arlecchino, ma sicuramente l’utilizzo del codice colore del pericolo (ROSSO) è un metodo assolutemente comprensibile per segnalarne la presenza. Ovviamente mi fu detto che era inutile perchè dopo pochi anni la vernice sarebbe scomparsa e non si sarebbe più saputo quali parti erano pericolose (Evviva la lungimiranza dei progettisti… per fortuna non sono tutti così).

Altro problema che deve essere affrontato, prima di pensare ad intervenire per manutenzione, è l’accesso alla copertura: non è possibile usare come tecnici Superman o Tarzan o Spiderman! E’ necessario che vi sia un accesso sicuro alla copertura e che sia funzionale, non solo alle visite ispettive, ma anche al trasporto di piccole attrezzature! Insomma una scala in verticale appoggiata alla grondaia senza appigli e agganci per la cintura di sicurezza non va bene!
La cosa migliore è un accesso dall’interno, dove è possibile stoccare le attrezzature per lavorare in copertura. Se non è possibile sarà necessario creare una scala sicura con un sistema per il sollevamento delle attrezzature.

Questi argomenti sono di facilissima progettazione e realizzazione quando si parla di un edificio nuovo, tutt’altra cosa avviene negli edifici esistenti. Rimane che è fondamentale sapere come raggiungere la copertura e come muoversi ed è altrettanto importante avere dei sistemi il più a lungo longevi dove non siano permessi sotterfugi o mancanza di qualità.

Sapendo come muoverci e come raggiungere la copertura possiamo pensare a cosa inserire nel Manuale d’Uso e come utilizzarlo: innanzitutto avremo alcuni disegni che rappresentano le varie tipologie di coperture all’interno dell’involucro edile su cui stiamo lavorando. La rappresentazione grafica facilita il lavoro di chi deve compiere piani o eseguire manutenzioni, inoltre è facilmente leggibile da un professionista. Allo stesso tempo ci permette di capire i percorsi da seguire per raggiungere le varie coperture.

Tra i disegni vi sono anche i dettagli di copertura: sia il disegno della copertura con i sui particolari, sia i dettagli stratigrafici per ogni particolare e per la sua generalità.
Il primo punto è la destinazione d’uso della copertura. La norma in oggetto estende alcune delle solite destinazioni d’uso specificando il vero e proprio carico dell’uso. Ad esempio la copertura pedonabile è esplicitamente divisa in quattro sottogruppi: pedonabile per manutenzione della copertura, per manutenzione della copertura e delle attrezzature ivi poste, pedonabile privatamente, ad uso pubblico. E’ ovvio che ognuno dei punti elencati crea esigenze differenti che portano ad avere comportamenti differenti.

Il dettaglio degli elementi emergenti è altrettanto importante perchè ci permette di capire non solo l’evoluzione della copertura, ma anche se è stato eseguito un lavoro senza che ne venisse segnalata l’esecuzione: se troviamo un condizionatore, o un camino che non c’era possiamo tranquillamente far ricadere la responsabilità sul Responsabile della Manutenzione e sull’utente o il proprietario della copertura. Non solo, avendo a disposizione i dettagli di tutti i punti problematici possiamo eseguire una più efficace manutenzione ottimizzando i tempi della stessa.

Altri documenti che devono essere inseriti nel manuale sono quelli riguardanti la costruzione e le eventuali manutenzioni eseguite: tutti i materiali dovranno essere seguiti da una scheda tecnica che potrà essere utilizzata dal manutentore per capire quali e quanti interventi siano necessari, quali materiali siano compatibili. Ovviamente il manuale della manutenzione cercherà di diminuire al massimo la discrezionalità degli operatori manutentivi, ma non potendo prevedere ogni cosa è necessario che tutte le informazioni siano sempre disponibili a chi esegue i lavori o i controlli. Non dimentichiamo che sono anche importantissime le specifiche delle tecniche di posa utilizzate! Se abbiamo un manto in totale aderenza o un manto indipendente con fissaggio ad induzione, ci dovremo muovere e lavorare in modi specifici. La generalizzazione e l’approsimazione degli interventi è stata bandita da questa norma!

Fin qui possiamo vedere cose normali, a volte esagerate (a me lo dicono continuamente che lo sono…), ma sicuramente utilissime e facili da capire.

La norma, però, non si è voluta fermare! Con l’avanzare delle tecnologie, con le modificazioni climatiche, con le richieste di attrezzature particolari e con un urbanistica in continua evoluzione è necessario conoscere tanti altri dettagli che permettano di creare un sistema manutentivo efficiente e duraturo.

Tra le cose che si rende necessario indicare vi è la segnalazione di possibili aggressivi presenti nei materiali da costruzione che sono stati utilizzati sopra, sotto, attorno al nostro pacchetto impermeabile, ma soprattutto quelli che possono provenire dall’ambiente circostante. Uno di questi aggressivi è stato previsto da tempo dai Vigili del Fuoco nel caso di costruzione di impianti fotovoltaici: il fuoco. In questo caso vi è l’imposizione di utilizzare materiali ignifughi o che ritardino la propagazione del fuoco.
Questo esempio ci pone un pensiero molto importante. Più che in un piano di manutenzione è necessario che queste particolarità vengano valutate in fase progettuale. Se vi è un aggressivo chimico presente nell’aria dovremo valutarlo molto bene prima di eseguire l’impermeabilizzazione. Allo stesso tempo i produttori di materiali edili dovranno cominciare a rispondere alle domande degli esperti e dei progettisti circa la compatibilità chimica di alcuni additivi che vengono ulitizzati che, si sa, causano l’obsolescenza precoce dei manti impermeabili.
Quindi possiamo dire che questi dati devono essere valutati dal progettista o dagli esperti che fungono da consulenti, ma potrebbe esservi l’esigenza di segnalare in “corso di vita” la presenza di nuovi aggressivi in precedenza assenti.

Il manuale d’uso della copertura, quindi, altro non è che uno strumento di consultazione dove vi è tutto quanto si può ricercare sulla copertura, sulla sua storia e sul suo futuro. E’ importantissimo saperlo leggere ed è altrettanto importante saperlo aggiornare.

Si potrebbe pensare che per una copertura di piccole dimensioni sia un’esagerazione tutto questo, ma la filosofia della norma non ci vede manutentori per rispondere a garanzie e dopo 10 anni dimenticarcene, ma propone alla proprietà di dare vita utile e lunga alla propria copertura; prevede di anticiparne i costi e le caratteristiche in modo tale da poter programmare le eventuali spese e prevede che vi sia sempre un occhio esperto che la controlli.

Piuttosto vi è da chiedersi come facciamo a capire chi è esperto e chi no. Questo è un dilemma tutt’ora irrisolto! Diciamo che bisognerebbe cercare di approfondire le conoscenze di un manutentore, eventualmente affiancandolo ad un esperto di propria fiducia o di comprovata capacità.

Effettivamente possiamo vedere la figura dell’esperto divisa in due figure specifiche e non concorrenti: un controllore visuale ed un operatore manuale (non previsti dalla norma).

Il controllore visuale è colui che conosce tutto e tutti i dettagli della copertura, che è capace di vedere le singole criticità e che possa far intervenire l’operature manuale.

L’operatore manuale è un impermeabilizzatore professionista che è in grado di maneggiare tutti i materiali specifici e può, in collaborazione con il controllore visuale, studiare le migliori strategie per rendere la manutenzione della copertura il meno oneroso possibile a parità di garanzie.

Ah già, le garanzie! Non si parla di garanzie! Nella norma vi è un accenno solo ai documenti che il posatore o il produttore possono dare! La filosofia della norma non prevede che vi sia un termine alle garanzie! Prevede che la copertura abbia una durata e per tale lasso di tempo funzioni sempre al meglio! Per questo richiede la presenza di specialisti! Possiamo, a questo punto, parlare di cosa sia uno specialista. Anche qui non abbiamo attestati, non abbiamo diplomi, non abbiamo corsi che possano abilitare un operatore, ma possiamo avere un curriculum, possiamo valutare la cultura personale circa i materiali e i metodi di posa. Sarebbe opportuno, a questo punto, che venisse creato un metodo per capire chi sa e chi non sa spostando la trattativa commerciale dal prezzo totale alle capacità tecniche.

In conclusione la copertura è fatta per durare decenni, non possiamo pretendere che costi poco e che venga messa in mano ad inesperti ed improvvisati operatori della domenica. La norma è chiara, parla di progettazione, di sistemi di qualità! Questi parranno anche esborsi esagerati, ma se spostiamo l’attenzione dal momento in cui vengono spesi i soldi ad un più ampio periodo temporale per avere una visuale completa di tutta la vita della copertura vediamo che il costo è ridicolo confrontato al costo dell’approsimazione in cui viviamo oggi.